Piazza Pulita, sbatti il mostro (elettrico) in prima pagina

Il servizio sulle auto elettriche andato in onda qualche giorno fa su La7 non mi è piaciuto per niente. E vi spiego anche perché

Il servizio sulle auto elettriche andato in onda qualche giorno fa su La7 non mi è piaciuto per niente. E vi spiego anche perché

Giovedì sera è andato in onda, durante la trasmissione Piazza Pulita di Corrado Formigli, alla presenza del Ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani, un servizio della collega Chiara Proietti D’Ambra, che ha deciso di affrontare il tratto Roma Reggio-Calabria (710 km) a bordo di un’automobile elettrica. Auto che il conduttore sostiene di “non aver chiesto a nessuna casa automobilistica, ma noleggiato” (spoiler: è una Renault Zoe).

Prima di commentarlo, e di parlarne con voi, se ancora non l’avete visto, trovate il servizio sul sito di La7.it.

SERVIZIO GIORNALISTICO?

“E che cosa sono 710 chilometri!!!!”

Il servizio è a dir poco problematico, e per almeno tre motivi, i primi che mi vengono in mente. Per cominciare – mi si perdonerà il francesismo – racconta un sacco di fesserie, è completamente sbagliato nell’approccio e superficiale. Per rendersene conto, bastano tre semplici esempi:

partire per un viaggio di 700 km con la batteria al 65% è una leggerezza che non commette nessuno, neppure partendo con il vecchio gasolone di famiglia

staccare il cellulare dalla presa USB quando la batteria dell’auto è in riserva è da manuale della comicità involontaria

– provare a inserire il cavo di ricarica in una colonnina tenendolo storto è un errore così plateale che non riesco a credere che sia stato commesso involontariamente. Ve lo ricordate il gioco delle formine all’asilo, dove devi inserire il quadrato nel foro quadrato, la stellina nel foro a stella? Ecco a cosa serviva!

La presa di ricarica andrebbe inserita diritta…

E non è tutto, ovviamente. Potrei andare avanti ore ad arrabbiarmi per ogni singola cosa: non c’è una minima pianificazione del viaggio, non si parla mai di ricarica rapida, si aumenta la velocità quando si sta esaurendo la batteria per fare prima (!), e via di questo passo. Mi fermo qui, però, lasciando a voi, e ad altri che l’hanno già fatto (come il buon Paolo Attivissimo) di raccontare più in dettaglio tutte le “papere” del servizio

GIORNALISMO A TESI Il problema, qui, è proprio a monte: quello trasmesso da La7 a Piazza Pulita è un perfetto esempio di “giornalismo a tesi”, quello che vuole dimostrare una cosa, senza preoccuparsi di raccontare la verità. Mentendo sui fatti, manipolandoli (se dici che un viaggio richiede 52 ore, e conteggi anche quelle passate a dormire, diciamo che stai un po’ facendo il furbo con i numeri) oppure omettendoli del tutto. La tesi, qui, è che l’auto elettrica non sia la risposta alle esigenze di mobilità degli italiani: come se fare Roma – Reggio Calabria sia l’esigenza primaria delle persone, e non un evento eccezionale. Come se non sapessimo che la stragrande maggioranza degli spostamenti di tutti i giorni non fosse il tragitto casa-lavoro, o comunque per coprire distanze di qualche decina di km.

UNA SFIDA Parlare di auto elettriche non è facile. È un argomento – legittimamente – divisivo, anche tra gli appassionati di macchine: c’è chi le adora, e chi fatica di più a digerirle. E in questo non c’è nulla di male, al contrario. Diversità di pareri e punti di vista aiutano a raccontare con maggior obiettività questo nuovo modo di vivere l’auto. Al netto delle legittime e necessarie differenze di pensiero, colleghi e amici sono d’accordo con me su almeno un paio di cose: che le auto elettriche sono qui, e non se ne andranno tanto presto. E che vanno “capite”, vanno raccontate e spiegate. Perché dopo intere generazioni cresciute a pistoni e carburatori, doversi preoccupare di kWh, CCS Combo 2, corrente continua e alternata, ricarica da casa o da colonnina può non essere banale.

Ma non è neppure rocket science, come direbbero gli americani. Sono concetti alla portata di chiunque. Bisogna però raccontarli bene, correttamente e con onestà, e questo è il lavoro di chi si si occupa di automotive. Un personaggio come Ernesto Carbone, creato per il pubblico di Motorbox, nella sua burbera semplicità, nasce anche e soprattutto per questo. Per scoprire che sì, l’ansia da ricarica esiste, ma forse le diamo più importanza di quanta ne meriti. La “povera” Renault Zoe, tra l’altro, vittima inconsapevole del servizio, se la cava decisamente bene anche sulle percorrenze medio lunghe.

+++ FAKE NEWS! GOMBLOTTI!!1! +++

Il secondo motivo che rende particolarmente odioso il servizio di Piazza Pulita è che viviamo in un periodo storico tutt’altro che facile per l’informazione, per la conoscenza. Per i fatti. Uso l’espressione “fake news” perché così la SEO è contenta, ma basterebbe dire “disinformazione” che ci capiamo ugualmente. La vediamo e la viviamo tutti i giorni, quando sentiamo tutto e il contrario di tutto su vaccini, anticorpi, Green Pass ecc. Siamo nell’epoca storica più avanzata dal punto di vista tecnologico e scientifico, siamo lì lì per spedire i primi uomini su Marte, abbiamo l’intero sapere del mondo nelle nostre tasche, eppure… non crediamo più ai medici ma a cianfrulla94, che su Facebook ci racconta dei grandi complotti mondiali che i poteri forti ci tengono nascosti (non così bene, evidentemente, se poi cianfrulla94 li svela, ma tant’è). Servizi giornalistici che non fanno informazione e distorcono la verità non aiutano a uscire da questo pantano, da quella che qualcuno ha correttamente definito infodemia.

E POI C’È UN ULTIMO PROBLEMA...

Il terzo motivo (quello meno rilevante, in fin dei conti), è che un servizio del genere rovina il lavoro di un’intera redazione, e finisce con lo screditare un intero programma. Con occhio critico, io che conosco la materia, vedendo questo servizio so che l’argomento è stato trattato in maniera scorretta. Cosa mi impedisce di pensare che tutti gli altri servizi di approfondimento giornalistici di quel programma, su argomenti che non conosco altrettanto bene, non siano realizzati nello stesso modo?

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